Una sanità ticinese sostenibile

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I sistemi sanitari lamentano da sempre problemi finanziari. Non è però concentrandosi solo sul contenimento della spesa che si otterranno risultati significativi. Le parole d’ordine devono invece essere: pianificazione, innovazione, controlli e collaborazioni. Attorno a questi concetti si è sviluppato il progetto di pianificazione ospedaliera approvato dal Gran Consiglio lo scorso mese di dicembre, che adegua l’offerta di prestazioni ospedaliere in funzione dei bisogni della popolazione ticinese adottando una visione a lungo termine della sanità.

Per una piccola realtà come quella ticinese, a fronte della specializzazione sempre crescente della medicina e degli operatori e dell’altrettanto crescente complessità tecnologica, la qualità non può non passare da un processo di moderata concentrazione della medicina specialistica, accanto a un maggiore equilibrio dell’offerta sanitaria fra le regioni.

Già oggi nessuno contesta, anzi tutti apprezzano, che in caso di arresto cardiaco o ictus da qualsiasi angolo del cantone si viene condotti d’urgenza a Lugano e neppure che in caso di patologie tumorali gravi e complesse si viene ricoverati a Bellinzona.

Questa concentrazione viene accompagnata però dal mantenimento di un’ampia offerta di cure di prossimità nelle quattro regioni del cantone, dove all’incirca l’85% dei pazienti potranno continuare, come oggi, a venir curati.

Scrivere del futuro della sanità significa però anche affrontare il nodo cruciale della sostenibilità economica di questo sistema qualitativamente performante. Occorre su questo punto essere chiari: un’eventuale adozione dell’iniziativa popolare “Giù le mani degli ospedali”, che prevede una diffusa distribuzione dell’offerta ospedaliera a prescindere dalle reali necessità della popolazione, avrà costi esorbitanti per tutti, e romperà quel delicato equilibrio tra la necessità di concentrare i pazienti e i criteri di sicurezza delle cure per i pazienti. Questo perché in assenza di un corretto dimensionamento dell’offerta, le casistiche si collocheranno al di sotto dalle linee guida definite in medicina, provocando una pericolosa diminuzione della qualità e quindi della sicurezza delle cure per i pazienti

Detto dell’importanza di adeguare l’offerta e le specializzazioni in funzioni dei bisogni reali della popolazione, mi sembra importante soffermarmi anche sulle prospettive di collaborazione tra strutture, in particolare tra pubblico e privato, collaborazioni future contemplate da questa pianificazione a anche dalla conseguente modifica della legge sull’Ente ospedaliero (LEOC) sottoposta al voto popolare. Con la riforma introdotta nella LAMal nel 2012 che ha introdotto la libertà di scelta degli ospedali su scala nazionale, la concorrenza è oramai fra la realtà ospedaliera ticinese e quella d’oltre Gottardo. In quest’ottica, è quindi importante, per non dire fondamentale, che le strutture presenti in Ticino riescano a superare rivalità e differenze di impostazione, per rafforzare invece tra loro le sinergie e accrescere in questo modo le competenze dei medici e individuare percorsi di cura innovanti in grado di reggere la concorrenza con le strutture sul piano intercantonale.

Diamo dunque fiducia e lasciamo lavorare i nostri ospedali senza posizioni preconcette. Ospedali pubblici e cliniche private sono tutte strutture tese a soddisfare il fabbisogno pubblico di cure ospedaliera. Auspichiamo che possano coniugare in maniera più sinergica e innovativa anche la futura presa in carico dei nostri pazienti.

 
Visiva